Baltimora, 1962. Elisa Esposito (Sally Hawkinsna), solitaria donna
delle pulizie affetta da mutismo, lavora presso una base militare, la
cui quiete viene sconvolta dall'arrivo di un essere anfibio antropomorfo
catturato in Amazzonia. Elisa, legatasi ben presto a quella creatura
indifesa sottoposta a innumerevoli torture, tenterà in tutti i modi di
liberarla da quel crudele calvario.
Il conflitto ha sempre caratterizzato le opere di Guillermo del Toro, non solo nella duologia La spina del diavolo/Il labirinto del fauno. Il conflitto, che perseguita l'uomo come una condanna biblica, viene sviluppato dal regista nelle sue più svariate sfaccettature. Conflitto quindi non solo intraspecifico, ma anche verso il Male o verso la natura, rappresentata quest'ultima come ingranaggio delicatissimo la cui alterazione ricadrà sempre sull'uomo stesso, ora come infinito che, nonostante l'evoluzione tecnologica umana, rimmarrà sempre in parte celato, come un mostro in letargo pronto a svegliarsi.
Nel
film La forma dell'acqua, il conflitto che funge da sfondo è quello
della guerra fredda, ossia lo stesso crogiolo che ispirò il cinema
fantascientifico a partire dal secondo dopoguerra. Se in essi la guerra
fredda acquisiva le sembianze altere di alieni o fossili viventi, nel
loro erede osserviamo invece la presenza sia della fonte teratogena,
ossia il silente male bellico, sia il simbolo che rappresentava le fobie
e le ossessioni che ne derivavano.
Altro
elemento caratterizzante risulta essere la prularità dell'elemento
destabilizzante che minaccia l'ossessiva omologalizzazione della
società, indirizzata verso la pialatura di qulasiasi differenza non
solo influenzata dall'antropocentrismo, ma anche legata alla sessualità,
alla purezza razziale e all'integrità anatomo-fisiologica. Ne La forma
dell'acqua non vi è solo l'esaltazione dell'eterogenità, ove la
cooperazione tra "diversi" risultà più efficace rispetto alla
conformità, ma vi è anche un risuonante inno all'emotività, elemento
essenziale nella disgregazione dell'asettica conformità.
L'emotività diviene la forza in grado di liberare il "diverso" dalla patina di esclusione sociale, basta guardare Elisa Esposito, personaggio che gode dell'eccellente interpretazione di Sally Hawkins, che con la sua mimica sublime riesce a travolgerti in ogni suo sussulto, come misera particella innanzi al suo respiro.
Se il padre spirituale, ossia la guerra fredda, si mostrerà crudele con la creatura amazzonica, il genitore materiale, ossia il cinema, risultera protettivo e quasi ipnotico, cullando l'essere anfibio in un cinema deseto, durante una delle scene più simboliche del film di Guillermo del Toro.
L'emotività diviene la forza in grado di liberare il "diverso" dalla patina di esclusione sociale, basta guardare Elisa Esposito, personaggio che gode dell'eccellente interpretazione di Sally Hawkins, che con la sua mimica sublime riesce a travolgerti in ogni suo sussulto, come misera particella innanzi al suo respiro.
Se il padre spirituale, ossia la guerra fredda, si mostrerà crudele con la creatura amazzonica, il genitore materiale, ossia il cinema, risultera protettivo e quasi ipnotico, cullando l'essere anfibio in un cinema deseto, durante una delle scene più simboliche del film di Guillermo del Toro.
Piccola
curiosità. Come Hitchcock, anche Guillermo Del Toro ama i cameo
all'interno delle proprie opere. In La forma dell'acqua, il regista
appare in forma sonora, attraverso il suo respiro roco che diviene il
gemito sofferente della creatura posta, quasi in fin di vita, nella
vasca da bagno. I suoni più romantici non derivano invece dal regista
messicano, ma dal tubare dei piccioni.
Siamo ora giunti al momento di altri generi di cameo. La dolce Sally Hawkins osserva con ansia il suo Bulova.
Al polso di Michael Stuhlbarg possiamo ammirare un Hamilton
La forma dell'acqua e su prime video link
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